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da Dire.it
I bambini non hanno, come gli adolescenti e gli adulti, la possibilita’ di esprimere ed elaborare le loro paure e “le manifestazioni del loro disagio sono spesso riferite al corpo.
Assorbono sempre e in maniera forte tutte le ansie e angosce presenti nel collettivo, che poi vivono nel contesto familiare. Eventuali comportamenti regressivi che si osservano in questo momento sono una manifestazione delle ansie, non devono preoccupare i genitori oltre misura. Potrebbero essere temporanee e lo stiamo osservando in tante situazioni”. È un messaggio rassicurante quello di Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), interpellata dalla Dire su come si manifesta il disagio dei bambini nell’emergenza Coronavirus.
Il corpo di un bambino puo’ parlare secondo vari linguaggi, in base al tipo di ascolto che l’adulto puo’ offrire. “A seconda di questo nostro ascolto- prosegue la pediatra e psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva Anna Maria Cester- si potra’ modulare il tipo di parola da parte del bambino. È chiaro che i bambini molto piccoli possono esprimersi con una regressione. La chiusura in un ambiente domestico ha portato a una sorta di blocco dell’energetica psichica- spiega la terapeuta- che normalmente conduce il piccolino verso un’apertura, verso il mondo esterno. Sono emersi, quindi, comportamenti quali l’alterazione della condotta alimentare fino ad un’alimentazione selettiva o di una iporessia. Oppure ci possono essere delle paure e degli incubi notturni, un’alterazione del ciclo sonno-veglia non essendoci piu’ la necessita’ stringente di un ritmo serrato- prosegue la pediatra- fino ad arrivare a manifestazioni conclamate con forme piu’ esacerbate di fobie dei mostri, delle streghe o dei Barbablu’. In ultimo gli attacchi di panico e la sensazione della mancanza d’aria”.
In aiuto dei genitori Di Renzo consiglia di “aumentare i rituali per alcuni bambini che gia’ li avevano, o di crearne di nuovi per coloro che non li avevano. È una modalita’ che il bambino trova per cercare di mettere ordine a una situazione che sembra sopraffare il contesto. Mi e’ capitato con tanti genitori di rassicurarli sulla necessita’ di assecondare la presenza di alcuni rituali, che in questo momento sono necessari”. La responsabile dell’IdO conclude con un esempio: “C’e’ una bambina che ha bisogno di sapere, come ultimo atto della giornata, che ora e’ esattamente, minuti compresi. Siccome e’ un rituale innocuo perche’ non farlo?- chiede- È come dare un ordine: voglio sapere a che ora mi addormento per essere un po’ presente nel mondo. Oppure il bisogno di isolare alcuni oggetti- conclude- perche’ mi fanno paura e allora mettiamoli in un posto sicuro”.