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da doctor33.it
Negli ultimi decenni, l’imaging diagnostico ha visto un progresso significativo, diventando più accurato, veloce e disponibile. Modalità avanzate come l’ecografia, la tomografia computerizzata (CT) e la risonanza magnetica (MRI) sono frequentemente utilizzate nei pronto soccorso per facilitare la diagnosi e la gestione clinica. Tuttavia, l’uso crescente di questi strumenti non è privo di rischi.
Ora uno studio pubblicato su Pediatrics da un team multidisciplinare guidato da Jennifer R. Marin dell’Università di Pittsburgh ha predisposto alcune raccomandazioni per ottimizzare l’uso dell’imaging avanzato nei bambini in pronto soccorso. Questo lavoro mira a bilanciare i benefici diagnostici con i potenziali rischi, quali esposizione alle radiazioni e costi sanitari elevati. Un aspetto cruciale è l’applicazione del principio ALARA (As Low As Reasonably Achievable), che suggerisce di minimizzare l’esposizione alle radiazioni senza compromettere la qualità diagnostica.
Il documento sottolinea che oltre l’80% dei pazienti pediatrici negli Stati Uniti riceve cure d’emergenza in pronto soccorso generici, che spesso trattano meno di 10 bambini al giorno. Di questi, quasi il 25% non dispone di protocolli di riduzione della dose per la CT e la radiografia.
Il gruppo di ricerca ha formulato diverse raccomandazioni per migliorare l’uso dell’imaging avanzato nei bambini, tra cui:
• prontezza pediatrica nei Pronto Soccorso: i dipartimenti di emergenza devono valutare la propria prontezza nell’affrontare le urgenze pediatriche, inclusi i servizi di imaging, e sviluppare piani per affrontare eventuali carenze;
• uso appropriato delle tecnologie di imaging: l’ecografia dovrebbe essere utilizzata come modalità di imaging di prima linea quando appropriato, riducendo la necessità di TC, soprattutto per patologie comuni come il dolore addominale sospetto per appendicite;
• consultazioni con specialisti pediatrici: devono essere in atto protocolli per facilitare consultazioni con radiologi pediatrici o specialisti per discutere le migliori pratiche di imaging e minimizzare i trasferimenti non necessari.
“La sensibilità dei tessuti pediatrici alle radiazioni ionizzanti rende l’uso di protocolli specifici per età e peso un aspetto cruciale per la riduzione dei rischi associati all’imaging avanzato” conclude Marin.