da quotidianopediatria.it
Partita dopo una serie di polemiche e ‘inciampi’ istituzionali, la campagna di immunizzazione dei neonati contro il virus respiratorio sinciziale (VRS) in Italia sta registrando progressi significativi, con le Regioni che hanno avviato, sia pure in tempi e modalità a volte diverse, programmi specifici per proteggere i più piccoli da questa infezione potenzialmente grave. Tanto che, da Nord a Sud, si registrano a oggi pochissimi casi di bronchiolite e in alcune realtà anche “zero casi” legati al VRS, in quello che solitamente corrispondeva con il periodo del primo picco epidemico, a novembre-dicembre, che precede il secondo, a febbraio. E’ quanto emerge da un’analisi di Quotidiano Pediatria in collaborazione con i responsabili regionali della Società italiana di pediatria (Sip).
Tutto ha avuto inizio a metà settembre con una lettera inviata dal ministero della Salute alla Regioni in cui si specificava che il farmaco utilizzato per la profilassi del virus respiratorio sinciziale poteva essere erogato gratuitamente ai cittadini solo da parte delle Regioni non in piano di rientro e utilizzando fondi extra sanità. In seguito alle conseguenti polemiche, il ministero ha avviato interlocuzioni con Aifa per il trasferimento dell’anticorpo monoclonale dai farmaci in fascia C a quelli in fascia A, dunque a carico del Servizio sanitario nazionale.