Share this content:
da popsci.it
Parlare più lingue in famiglia può portare numerosi benefici cognitivi, in particolare per i bambini con disturbo dello spettro autistico (ASD). Questa è la conclusione di una nuova ricerca condotta dal College of Arts and Sciences dell’Università di Miami.
Un team di ricercatori guidato da Celia Romero, dottoranda in psicologia clinica, insieme ai professori Lynn Perry, Michael Alessandri e alla ex docente dell’Università di Miami Lucina Uddin, ha analizzato il ruolo del bilinguismo su un campione di 112 bambini tra i 7 e i 12 anni, comprendente sia bambini con sviluppo tipico che bambini con autismo. I risultati hanno mostrato che i bambini bilingue possedevano competenze di funzionamento esecutivo più sviluppate, ovvero una maggiore capacità di controllare gli impulsi e di passare da un compito all’altro rispetto ai coetanei monolingui.
“Abbiamo scoperto che il multilinguismo è associato a miglioramenti nelle funzioni esecutive, che a loro volta sono correlate a un miglioramento dei sintomi dell’autismo”, ha dichiarato Perry. “C’erano già indizi nella letteratura scientifica, ma è stato emozionante vedere la portata di queste differenze nel nostro studio.”
Pubblicati sulla rivista Autism Research, i risultati dello studio sono significativi poiché le funzioni esecutive rappresentano una sfida fondamentale per i bambini con autismo, influenzando la loro capacità di adattarsi a nuovi contesti e di gestire compiti complessi. Tuttavia, i benefici del bilinguismo non si sono limitati ai bambini con ASD: anche i bambini con sviluppo tipico hanno mostrato miglioramenti nelle funzioni esecutive.
L’autismo si caratterizza per difficoltà nella comunicazione sociale e comportamenti ripetitivi e ristretti, oltre a problemi con le funzioni esecutive. Queste abilità cognitive sono fondamentali per pianificare, mantenere l’attenzione, ricordare istruzioni e gestire compiti simultanei. Sebbene si sviluppino nel corso della vita, i bambini con autismo tendono a presentare deficit in queste aree, con un impatto significativo sulla loro capacità di affrontare le attività quotidiane.
Lo studio ha inoltre analizzato l’impatto del bilinguismo sui sintomi centrali dell’autismo, tra cui la capacità di assumere la prospettiva altrui, i comportamenti ripetitivi e le competenze di comunicazione sociale.
“Abbiamo scoperto che i bambini bilingue possiedono una maggiore capacità di assumere la prospettiva degli altri, ovvero di comprendere i pensieri o i punti di vista altrui,” ha spiegato Romero.
Per spiegare questi risultati, i ricercatori si sono rifatti alla teoria dell’attivazione congiunta, un concetto della neuroscienza secondo cui il cervello bilingue mantiene entrambe le lingue sempre attive e in competizione. Il continuo passaggio da una lingua all’altra favorirebbe un miglior controllo esecutivo, fenomeno noto anche come “vantaggio bilingue”, oggetto di numerosi dibattiti scientifici.
“Se devi gestire due lingue, devi sopprimere una per utilizzare l’altra. Questa capacità di inibizione, ovvero la capacità di fermarsi prima di compiere un’azione automatica, potrebbe essere rafforzata dalla conoscenza di due lingue,” ha osservato Uddin, ora docente presso l’Università della California, Los Angeles, e direttrice del Brain Connectivity and Cognition Laboratory.
Romero ha deciso di approfondire questo tema mentre lavorava nel laboratorio di neuroscienze di Uddin, impegnato nella ricerca di neuroimaging su bambini con autismo. Ha notato che alcune famiglie bilingue evitavano di parlare la loro lingua madre con i figli per paura che potesse creare difficoltà nell’apprendimento.
“Ho iniziato a indagare su questo tema per far sapere alle famiglie che non c’è alcun svantaggio per un bambino, con o senza un disturbo del neurosviluppo, nell’apprendere un’altra lingua,” ha detto Romero. “Sappiamo già da altre ricerche che il bilinguismo non è dannoso, ma spesso le famiglie non ricevono questa informazione tempestivamente. Spero che questo studio possa aiutarle a comprendere meglio la questione.”
Alessandri, direttore esecutivo del Centro per l’Autismo e i Disturbi Correlati dell’Università di Miami, ha affermato che la domanda sull’opportunità di esporre i bambini autistici a più lingue è frequente tra i genitori.
“È meraviglioso avere una ricerca solida che supporti la nostra raccomandazione generale di non limitare l’esposizione linguistica ai bambini che crescono in famiglie multilingue,” ha dichiarato Alessandri. “Questi risultati porteranno sicuramente un senso di sollievo a molte famiglie con figli autistici.”
Romero e Perry stanno ora conducendo ulteriori studi su bambini in età prescolare per comprendere se il bilinguismo possa influenzare le interazioni tra pari, aspetto cruciale per lo sviluppo sociale e cognitivo. Nel frattempo, Uddin, presso l’UCLA, sta portando avanti un’ampia ricerca per approfondire ulteriormente l’impatto del bilinguismo sullo sviluppo cerebrale e cognitivo nei bambini con autismo.
Questi risultati aprono nuove prospettive sull’importanza dell’apprendimento linguistico nei bambini con disturbo dello spettro autistico e offrono spunti preziosi per famiglie ed educatori.