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Scuola. I consigli degli esperti ISS per il rientro di settembre

da popsci.it

Più di 7 milioni di bambini e adolescenti italiani stanno per rimettere piede in classe dopo 3 mesi di vacanza: un tempo salutare sul piano fisico, e stimolante su quello emotivo ed esperienziale. In vacanza si hanno più opportunità di fare attività fisica, camminando, nuotando, giocando all’aperto. E più occasioni per lasciare a casa il cellulare e dimenticare videogiochi e social vivendo in presenza situazioni nuove. Ma di regola le vacanze favoriscono lo spostamento in avanti del ritmo sonno-veglia, e una dieta poco scandita da orari, entrambe situazioni che potenzialmente contrastano con una buona ripresa delle attività scolastiche, che richiedono attenzione, concentrazione e la giusta energia. Per molti studenti i primi di settembre rappresentano quindi il momento per recuperare una regolarità perduta, o di conquistarne una nuova, a partire dal riposo e dalla dieta. Di seguito, gli approfondimenti sul sonno e sull’alimentazione di bambini e adolescenti alle prese con l’inizio dell’anno scolastico. E i consigli degli esperti Iss per i genitori.

Per non dormire sul banco

Il sonno è il modo che il nostro organismo usa per ricaricarsi delle energie spese durante il periodo di veglia, ed è cruciale per il consolidamento della memoria e per la concentrazione. Durante il sonno vengono fissate le informazioni utili apprese durante il giorno e rimosse quelle superflue. Dormire bene e a sufficienza favorisce l’apprendimento e la memorizzazione e lungo termine e anche la gestione delle emozioni.

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Papà italiani più vecchi d’Europa: quasi 36 anni l’età media per il primo figlio

DA QUOTIDIANPEDIATRIA.IT

Diventare papà per la prima volta è un’esperienza che gli uomini italiani continuano a spostare sempre più avanti nel tempo, più di quanto si faccia negli altri Paesi europei. I più recenti dati Istat indicano, infatti, che in Italia si diventa papà mediamente a 35,8 anni, mentre in Francia a 33,9 anni, in Germania a 33,2, in Inghilterra e Galles a 33,7 anni. Un fenomeno sempre più frequente rispetto al passato che riguarderebbe circa il 70% dei nuovi papà italiani: ciò significa che 1 uomo su 3 è ancora senza figli oltre i 36 anni d’età. Per questo, in vista della Festa del Papà, gli esperti della Società Italiana di Andrologia (SIA) puntano i riflettori sull’importanza di anticipare la paternità e, dove non possibile, di preservare la fertilità fin da giovani, principalmente attraverso un sano stile di vita, ma anche con il contributo di sostanze di estrazione naturali in grado di offrire protezione contro i danni del tempo e degli inquinanti ambientali esterni.

Una tendenza a ritardare la paternità che non è priva di conseguenze: numerose evidenze scientifiche dimostrano che le caratteristiche funzionali dello spermatozoo, cioè motilità, morfologia e anche i danni al DNA, peggiorano con l’aumentare dell’età. A tutto questo si aggiunge al fatto che con l’avanzare dell’età aumenta il tempo di esposizione agli inquinanti ambientati esterni, come le microplastiche che negli ultimi anni hanno dimostrato essere un problema rilevante per la fertilità maschile. In più i cambiamenti climatici con l’aumento della temperatura globale hanno anch’essi un impatto negativo sulla fertilità maschile, dimostrato dalla riduzione volumetrica dei testicoli nella popolazione generale.

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Salute dei figli, chi se ne occupa in famiglia?

da nostrofiglio.it

Quando ci si trova ad affrontare la malattia di un bambino, la cura e l’amore che ci vogliono sono immensi. Spesso le mamme si trovano in prima linea nell’assistenza quotidiana, ma ogni genitore ha un ruolo prezioso da svolgere e, sempre più, si sta cercando di condividere equamente le cure. In alcuni casi, sia le mamme che i papà si dedicano insieme alla cura del piccolo malato, per garantire il suo benessere. In fondo, ciò che conta di più è il benessere del bambino e, in queste situazioni, l’importante è trovare un modo collaborativo per assicurargli tutto l’amore e le cure di cui ha bisogno.

Recentemente, l’Osservatorio Sanità di UniSalute, insieme a Nomisma, ha condotto un’indagine su come le famiglie italiane si prendano cura della salute dei loro figli.

I risultati mettono in evidenza che, in Italia, la responsabilità principale per la cura dei figli malati rimane ancora principalmente nelle mani delle mamme. Il 91% delle mamme intervistate da UniSalute si occupa attivamente della salute dei loro piccoli, sia da sole che insieme al partner, organizzando visite e controlli

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